Gaetano Pesce

Architetto, artista e designer con base a New York, si è occupato di architettura, urbanistica, design di interni e di mostre, design industriale ed editoriale. Ha lavorato su progetti pubblici e privati (residenze, giardini, uffici) negli Stati Uniti, in Europa, nell’America Latina e in Asia.
Nato a La Spezia nel 1939, ha studiato architettura all’Università di Venezia. Ha vissuto a Padova, Venezia, Londra, Helsinki, Parigi e, dal 1980, a New York. Ha tenuto lezioni e conferenze presso le più prestigiose istituzioni internazionali ed è membro dell’Institut d’Architecture et d’Etudes Urbaines a Strasburgo.
Fra i suoi progetti più famosi si ricordano quello per Les Halles a Parigi (1979), per la ristrutturazione della fabbrica Fiat Lingotto a Torino (1983), l’Organic Building ad Osaka (1993), la Gallery Mourmans in Belgio e la residenza Shuman a New York (1994).
I suoi lavori sono stati esposti in una grande retrospettiva al Centre George Pompidou di Parigi nel 1996 e sono presenti nelle collezioni permanenti di importanti musei a Parigi, in Finlandia, in Italia, in Portogallo, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
Alla sua produzione vengono riconosciute qualità emotive e tattili, un ampio uso del colore e un’insistenza su materiali di costruzione innovativi, sviluppati attraverso nuove tecnologie.
ARTE = CARNEVALE
Va in scena il carnevale! Come ogni anno la data ufficiale, in questo caso l’8 di marzo, rappresenta il culmine dei festeggiamenti, ma anche la loro fine. Allora, anche se un po’ in anticipo, gustiamo un assaggio della sua allegria attraverso una carrellata di oggetti che, come un immaginario costume di Arlecchino, riecheggiano i vivacissimi colori. Regaliamoci così un po’ della spensieratezza e del buonumore della festa più divertente e pazza dell’anno.

La Maschera del Design.


IL RUOLO DELLA  MASCHERA

Crea il mistero, la fantasia, aumenta la curiosità in noi, l'impressione di trovarsi in una scena teatrale aperta, nascosta nell'ambito di una maschera. Ora avete la possibilità di immedesimarvi in qualsiasi parte che volete in una storia.

Nemo Chair - Fabio Novembre - 2011
Nemo Chair - Fabio Novembre - 2011
La maschera ha avuto sempre il ruolo di nascondere qualcosa, Può essere protetta e vi offre la possibilità di trasformarsi in qualcun altro. La maschera è in grado di nascondere o trasformare la vostra identità, e allo stesso tempo vi offre l'opportunità di offrirvene una nuova. Un esempio che ha reso la maschera famosa nel mondo è il carnevale veneziano; oppure le antiche rappresentazioni della grecia antica, dove queste avvnivano mediante maschere felici e tristi.
La sedia Nemo dell'architetto italiano Fabio Novembre ha gli stessi ruoli; è alta, in modo da proteggere e nascondere la vostra parte posteriore e nascondere il suo abitante.
Mask Sofas - Rick Lee
Ispirato al carnevale Veneziano per il Designer Rick Lee, autore e produttore del divanetto Mask. Realizzato in alluminio nell'atelier design Lush del designer in New York.
L'alone enigmatico e intrigante ne fanno un pezzo davvero desiderabile; è un'edizione limitata di soli 21 pezzi, e il loro prezzo si aggira intorno a 20.000 €.
A vedere a prima vista questa poltrona ci si accorge che è una debole rievocazione della maschera di Zorro, la sedia di Voido in nero, ma disponibile anche in arancio e nel gray,  è una sedia di oscillazione da una parte, e dall'altra scultura, e completamente integrabile con quello che è l'arredo e la moda per le case moderne.
Ideata da Ron Arad. Il design innovativo e futurista ne fa un oggetto di classe da mostrare prima che anche una sedia comoda e funzionale.Le linee sono curve, quasi a seguire quelle del corpo. Il materiale è il polietilene modellato. La verniciatura conferisce alla sedia un aspetto originale e di tendenza, specie nella versione black. Sono disponibili anche altri colori: bianco laccato o opaco, grigio, arancione. Farebbe davvero un figurone questa sedia in salotto, magari su un tappeto a contrasto rispetto al colore di Voido. La vista laterale fa pensare ad una virgola o una parentesi con due oblò ellittici in corrispondenza, rispettivamente, di seduta e schienale.                                                          
Produttore: Magis.
Buttface Chair - Progettazione Italiana
Sedia di Buttface, di  Progettazione italiana, è una sedia nella finestra di uno studio di arte, Enna, Sicilia, Italia 2011. Una di quelle voci di progettazione italiana che sono sconosciute, alla moda, immediatamente notevole e quasi assolutamente inutilizzabile.
Zontik & Zorzina - Karim Rashid - 2010
Opere di Rashid; risultato della nuova frontiera del design, ovvero iniziare a concepire e vedere, da parte dello sviluppatore e del fruitore, l'oggetto dai sui diversi punti di vista intorno a esso.

La Fabbrica del Carnevale

La fabbrica del carnevale ha inizio effettivo con la lavorazione dell'argilla da maestri della modellazione. Le forme vengono ideate prima su carta e poi fedelmente riprodotte nel positivo di argilla. Infatti, il Carnevale di Acquapendente non è uno di quelli nati recentemente per scopi turistici ma fonda le sue radici nella storia della città. Mentre la creta prende forma tra le mani del progettista, altri allestiscono il locale che dovrà ospitarli durante il lungo lavoro per la costruzione del carro, predispongono l’illuminazione, gli attrezzi, le armature che dovranno sostenere l’enorme peso dei modelli in creta.
Per scoprire dove nasce la cartapesta bisogna addentrarsi, i giorni freddi di fine d’anno, nei locali adibiti alla costruzione dei carri allegorici. Le figure nascono dalla creta, plasmata da mani esperte che danno loro le pose e le proporzioni volute. Il bozzetto, che l’ideatore del carro realizza in scala con attenzione alle proporzioni più che ai particolari, è già una piccola opera d’arte, frutto dell’esperienza degli artigiani aquesiani e della loro inventiva.


All’inizio si lavorano le parti piatte che dovranno ricoprire le sponde del carro mentre per le figure a tutto tondo è necessario costruire delle armature di legno e ferro, a volte ricoperte di rete metallica per farvi aderire la creta ed alleggerirle. Il modello viene costruito a partire dal sostegno in legno cui si fissa il telaio in ferro, sul quale vengono pigiati quintali di creta, fatti aderire, livellati e se necessario trattenuti con delle garze. La modellatura deve essere particolarmente attenta a non creare sottosquadri, altrimenti sarebbe impossibile il distacco dagli stampi. La figura dovrà essere rifinita, levigata ed infine ricoperta di grasso per non farla attaccare al calco in gesso che da essa verrà ricavato successivamente. Allorchè la creta informe ha preso le sembianze volute si passa alla preparazione del gesso. Il calco nasce ricoprendo il modello in creta con strati di diverso colore per ottenere uniformità di spessore e strisce di sacco di iuta per ottenere maggiore compattezza. Il gesso dopo essere stato staccato delicatamente dalla forma viene ripulito dalle scorie e ritoccato. Enormi stufe improvvisate, bruciando grandi quantità di legna provvedono oltre ad asciugare le stampe anche a riscaldare il freddo locale dove si lavora. Mentre i pesanti calchi in gesso si asciugano, già si prepara la colla che servirà per la cartapesta. Una ricetta semplice ed efficace che si tramanda d’anno in anno, la viuta con un chilo e mezzo di farina deve essere allungata con 3 Litri d’acqua bollente. Servirà ad incollare gli strati di giornale che a tre a tre andranno a ricoprire il calco. Proprio come per il gesso, il secondo strato è di colore diverso. Con questo procedimento e senza altri accorgimenti si ottengono forme dello stesso spessore. La cartapesta diviene così molto semplice da realizzare e mentre il cantiere è in piena attività ognuno può dare il proprio contributo, l’unico accorgimento è fare bene aderire la carta allo stampo usando piccoli pezzi. La tecnica della cartapesta ad Acquapendente è stata perfezionata nel dopoguerra anche se, da documenti fotografici, risulta che si costruivano carri con tale tecnica già nel 1923. I segreti di quest’arte si rinnovano ogni anno e spesso vengono sperimentate nuove tecniche per rendere il lavoro meno gravoso e soprattutto le strutture più leggere e maneggevoli.



La cartapesta staccata dal calco in gesso è pronta per essere ricomposta, i pezzi vengono collegati con filo di ferro dolce e colla. Le giunture verranno nascoste incollandovi altri strati di carta. Un impasto bianco ricavato con gesso e colla permetterà, una volta levigato, di ricoprire le asperità della cartapesta. La coloritura a tempera, realizzata a pennello e poi a spruzzo, è l’ultima fase prima della verniciatura finale con lo strato impermeabile trasparente necessario per lucidare la figura ed eventualmente proteggerla dalla pioggia. La cartapesta è ora pronta, leggera e sfavillante come l’ideatore del carro l’aveva immaginata diversi mesi prima. Mentre si fanno gli ultimi ritocchi i fabbri del gruppo predispongono la struttura portante del carro ed i movimenti. I movimenti sono sempre particolarmente curati ed originali, risultato di giochi di carrucole e leve combinate al punto giusto a volte impiegando piccoli motori elettrici per far ruotare le figure più piccole.
REALIZZAZIONE DEI PUPAZZI

La bravura e l’esperienza degli artigiani si manifesta nella capacità di utilizzare più tecniche contemporaneamente. La cartapesta per le figure che si dovranno produrre in più copie, il polistirolo per le figure molto grandi, per cui sarebbe difficoltoso e molto laborioso creare modelli in creta. Altra caratteristica degli attuali inventor di mascherate è la satira politica sempre particolarmente pungente è una costante nel Carnevale Aquesiano. I grandi carri rappresentano i più recenti avvenimenti politici nazionali e a volte locali, ma anche i piccoli carri ed i gruppi a piedi danno il loro contributo per la riuscita della festa. Gruppi come la vecchia Squadraccia hanno realizzato per anni allegre mascherate mettendo alla berlina se stessi e tanti loro amici. Il Carnevale quindi è stato sempre molto sentito ad Acquapendente non solo dai costruttori dei carri ma da tutti gli altri giovani o meno che si lasciano coinvolgere in scherzi più o meno graditi.

Fabio Novembre


"Dal 1966 rispondo a chi mi chiama Fabio Novembre.
Dal 1992 rispondo anche a chi mi chiama “architetto”.
Ritaglio spazi nel vuoto gonfiando bolle d’aria e regalo spilli appuntiti
per non darmi troppe arie.
I miei polmoni sono impregnati del profumo dei luoghi che ho respirato
e quando vado in iperventilazione è soltanto per poi starmene un po’
in apnea.
Come polline mi lascio trasportare dal vento convinto di poter sedurre
tutto ciò che mi circonda.
Voglio respirare fino a soffocare.
Voglio amare fino a morire."
Fabio Novembre, 2009
"Dici in giro di conoscermi bene, dai, raccontami, dimmi chi sono, fai finta che io non sia qua".

Fabio Novembre nasce a Lecce nel 1966, bilancia, amore e giustizia. Nel 1984 si trasferisce a Milano, dove si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico; frequentanto contemporaneamente l'I.S.A.D. (Istituto Superiore di Architettura e Arredamento), dove incontra Giovanni De Lucchi.
Al Politecnico emerge naturalmente per vitalità e passione. Nel 1988 presenta la poltroncina "Honlywood" al salone internazionale del mobile di Milano, pezzo a cui si deve il primo passo d'autore nel mondo del design, con annessi premi e riconoscimenti.
Poltrona Honlywood - 1988 - Fabio Novembre
Nello stesso anno incontra il professore Arturo Dell'acqua Bellavitis, e con lui inizia a collaborare all'attività didattica del corso di "Architettura e Arredamento degli interni"; così ancora studente si ritrova, orgogliosamente, già in cattedra, dove viene ricordato con episodi anomali: agli esami spiazzava gli allievi, interrogandoli sull'ultima scultura lignea di Oskar Kogoj, sul primo film di Pedro Almodovar, sul disco del momento di Pino Daniele.
Nel 1989 trascorre tre mesi in Danimarca, grazie al progetto Erasmus; e l'anno seguente viene folgorato de un nuovo modo di vedere le cose: "una diversa tradizione", insegnamenti fondamentali sono quelli di Corrado Levi, Mollino, Albini, Santachiara, Satie ed Escher.
Si avvicina all'Arte Contemporanea, da Alghiero Boetti a Jean-Michel Basquiat, a Stefano Arienti. Nel 1991, durante un week-and nel mese di Giugno, si trova a bere wiscky con Castiglioni ed ascoltare, per un pomeriggio intero, all'ombra della "vela" del terrazzo, un implacabile Enzo Mari, che nel suo stile lo stimola a una maggiore riflessione critica.
Fonda con alcuni amici (George Fontana, Marc Dolger, Lars Andersen, Mikal Jorgensen) il gruppo "La Corrente del Golfo", con cui presenta una serie di piccoli oggetti, come la lampada "Orbit", animata da uno strano mix zoomorfo/hi-tech.
Nel 1992, durante la discussione della sua tesi di laurea, il professore Giandomenico Salotti lo invita a ripensare a come potrebbe essere fatta una seggiola; "Un fazzoletto appoggiato a terra" è la risposta, certo una "metafora" alla Ettore Sottsass.


Him and Her - Fabio Novembre


S.O.S. - Sofa of Solitude - Fabio Novembre 

Finessi Beppe - Intervista a Fabio Novembre in Juliet vol.2 - April/July 2009 pp.9